“I Comuni sono in attesa del CAS (contributo di autonoma sistemazione) di giugno 2018. Ad oggi, 9 agosto 2018, le responsabilità non sono da imputare agli uffici della Regione Marche e della Protezione Civile Regionale. Poiché tutti i Sindaci del cratere sono, purtroppo, ormai abituati a trattare con queste procedure da quasi due anni, abbiamo grosse difficoltà a credere che il nostro primo cittadino camerinese non sappia come stanno realmente le cose, e che ad essere chiamato in causa, al momento, sia doverosamente e solo il Dipartimento della Protezione Civile Nazionale, struttura della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ad essa fa capo. Ad oggi l’unico percorso dei contributi CAS possibile e praticato è il seguente: i soldi partono dal Dipartimento della Protezione Civile Nazionale; il Dipartimento della Protezione Civile Nazionale trasferisce i fondi nelle casse della Protezione Civile Regionale, che non fa altro che accreditarli ai Comuni che, infine, girano il denaro ai cittadini terremotati. Se un anello della catena si ferma, niente CAS ai terremotati.
Questa volta è il Dipartimento della Protezione Civile Nazionale che ha stoppato gli accrediti alle casse regionali, senza un perché dichiarato.”
Abbiamo scritto questo il 9 agosto 2018. Il CAS di giugno è poi arrivato a fine agosto. Ribadiamo: per evitare che ciò si ripeta, con la consapevolezza di cui sopra, ci appelliamo al Sindaco Pasqui e agli altri Sindaci del cratere affinché chiedano in maniera ferma ed inequivocabile informazioni chiare su cosa stia accadendo, e si rivolgano direttamente ai responsabili. Avendo coscienza che la trafila parte dal Governo, che per l’elaborazione delle nuove ordinanze si sono tenute riunioni istituzionali anche con i rappresentanti dell’ANCI, si chiedano spiegazioni a chi di dovere, si informi la popolazione e si condannino i responsabili veri. Noi terremotati pretendiamo prima di tutto rispetto e considerazione.
E’ doveroso che tutte le figure istituzionali, ad ogni livello, dal locale al nazionale, non strumentalizzino il nostro dramma, e ci lascino assolutamente al di fuori di tutti gli equilibri “squisitamente” politici che nulla hanno a che fare con il pagamento quotidiano di affitti e le mille difficoltà che ancora, dopo due anni dal sisma, tolleriamo e sosteniamo. Seppur con forza, per non lasciare la nostra terra.