Da tempo iniziano a manifestarsi sempre più concretamente idee per la ricostruzione, molte estremamente interessanti.
Nel fare proposte e manifestare soluzioni, riteniamo che si debba, prima, aver presente delle premesse per evitare, purtroppo, di ritrovarci con progetti che non potranno mai realizzarsi.
I presupposti che si devono tenere presenti:
- è facile prevedere che fra circa tre anni la popolazione di Camerino si attesterà sui 4 mila abitanti;
- già ora una parte della popolazione si è trasferita ed ha acquistato immobili lontano da Camerino, persino a Foligno;
- aumenterà la percentuale della popolazione anziana sui giovani;
- sappiamo che i dati degli attuali residenti non sono, per eccesso, quelli reali;
- la base imponibile si ridurrà in modo sostanziale e, quindi, drammatica;
- già il centro storico era in parte vuoto prima del sisma;
- a causa del sisma, a regime non potremo avere più “ i vantaggi” relativamente alle entrate per il Comune;
- il bilancio comunale era già, prima del sisma, in grave sofferenza con significativo indebitamente;
- l’Università, già prima dei sisma era in difficoltà;
- già in questa prima fase degli interventi sul terremoto si noti che alcuni centri decisionali (dal Comune al Commissario Straordinario) non hanno inteso coinvolgere pienamente l’Università di Camerino nella ricostruzione, pur avendo essa strumenti e competenze;
- è facile prevedere, anzi è certo, che vi saranno investimenti con flussi finanziari regionali e nazionali solo per la diretta ricostruzione.
I soldi per gli investimenti comunali per rendere vivibile il centro storico non vi sono e da qui bisogna partire.
A quanto sopra esposto deve essere aggiunto un dato fondamentale: abbiamo assistito ad un processo, a tutti i livelli, dove il concetto di “tempo e spazio” è completamente stravolto da anni e quindi non possiamo pensare a ripercorrere gli stessi schemi utilizzati in passato.
Se le premesse non sono sbagliate o, comunque, sono in parte fondate, bisogna pensare stravolgendo i ragionamenti, le visioni e gli obiettivi.
Cosa fare? Partire da quello che abbiamo per raggiungere obiettivi nuovi e innovativi sfruttando, oltre i modestissimi tradizionali flussi finanziari (e questo non è stato ancora fatto), anche quelli derivanti dal sisma.
Si vuol dire che se possiamo avere delle certezze, esse sono prevalentemente legate ai fondi destinati al sisma, ma non possiamo pensare che la volontà di un’opera non direttamente collegabile al sisma sia realizzabile se non in tempi lunghissimi che solo una parte della popolazione potrà ricordare.
Che cosa si vuol dire ancora?
Si può ragionare su nuovi parcheggi ma, data la sua estrema onerosità, l’opera può farsi solo come intervento derivante direttamente dal finanziamento sul sisma. Ancora: recuperando un vecchio progetto per il cinema Betti, qualcuno ha proposto di fare una multisala (una vecchia idea prevedeva tre sale da 60-70 posti) ma, considerando che non vi sono soldi comunali, deve essere previsto un intervento di ricostruzione avendo quella finalità, evitando di investire e, successivamente, “rimetterci le mani” e i soldi più volte. Ancora: si vuol costruire il parcheggio che colleghi quello sotto la Rocca del Borgia con quello dell’ex ospedale e con il “Pincetto”? Potrebbe essere un’opera (anche questa da un vecchio progetto) utile (costruita con i finanziamenti sul sisma) per favorire la ricostruzione e che rimarrebbe alla Città. Sulle migliaia di metri cubi vuoti della Città: dall’ex ospedale al “Pincetto”, che cosa ne vogliamo fare? Non siamo capaci, come Comune, di recuperarli e renderli produttivi e neppure possiamo pensare a finanziamenti a nostro uso e consumo: dobbiamo fare i conti sullo stretto controllo delle scelte e dei finanziamenti puntando a sfruttarli a favore dell’innovazione tecnologia e produttiva. Un tessuto da ricostruire non può replicare semplicemente il vecchio ma cercare ciò che è di più nuovo anticipando tutti sui tempi.
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