Lo Stato favorisce la fusione dei Comuni attribuendo, fino a dieci anni, significative somme di denaro.
La crisi sismica impone a tutti gli Enti Locali di rivedere le ragioni poste a fondamento della loro stessa esistenza. L’esigenza era presente già negli anni settanta e per tale ragione vennero costituite le Comunità Montane. Le Comunità Montane dovevano essere uno strumento per dare forza a zone economicamente svantaggiate. L’obiettivo, purtroppo, per una serie di ragioni non è stato raggiunto.
Le difficoltà finanziarie degli Enti Locali, soprattutto dell’alta montagna, sono notevoli e non è prevedibile, certamente, un loro superamento. A ciò deve essere aggiunto che il peso politico di un piccolo Comune di una zona montana è insignificante quando l’economia si sposta, da anni, verso la costa.
Tali problematiche, come tante altre su cui non è il caso di dilungarsi, possono essere, almeno in parte, superate adottando decisioni radicali.
L’art. 15 del Testo Unico degli Enti Locali (n. 267/2000) favorisce la fusione dei Comuni.
La legge n. 95/2012 prevede dei significativi stanziamenti a favore delle fusioni.
Il Terremoto potrebbe essere l’occasione di tanti Comuni per favorire le attività produttive e commerciali e i singoli cittadini ad affrontare il futuro.
Gli stanziamenti a favore delle fusioni, ovviamente, dovrebbero essere ben superiori a quelli previsti attualmente dalla normativa.
Le tante dichiarazioni degli uomini dello Stato pronti a fare il possibile per far riprendere le nostre comunità devono essere colte subito per favorire il processo di integrazione.
E’ probabile che si andrà alle elezioni nel mese di giugno 2017 e, quindi, se si ritiene di percorrere anche questa strada le Comunità locali dovrebbero fare presto con intento fermo e tempestivo. Un appello unitario delle nostre comunità, senza dilungarsi in tante inutili discussioni, in tempi brevi potrebbe essere foriero di positive decisioni da parte delle istituzioni dello Stato.