Scuola dell’infanzia di Pievetorina (MC). Prima il gelo ha creato problemi ai servizi poi la neve ha fatto il resto.
Ma si dovevano montare queste strutture in paesi che hanno inverni così rigidi?
La considerazione dell’infanzia nel nostro Paese emerge, con chiarezza, anche in questo periodo del dopo terremoto.
La sistemazione che in alcuni Comuni , anche del circondario,stanno avendo le scuole e in particolare le scuole per i più piccoli è molto significativa. Sembra che i bambini non abbiano esigenze particolari. Basta un luogo caldo, dove non piova dentro e tutto è a posto. Qualche giochino, alcuni peluches e il gioco è fatto. Parliamo è vero di una situazione di emergenza ma alla gestione di questa fase non è estranea la cultura, in merito all’infanzia, che hanno coloro che prendono le decisioni. Una cultura riduttiva, povera ma a volte anche non rispettosa dei bisogni, dei diritti dei bambini. Tensostrutture o gabbiotti all’interno di queste per delimitare lo spazio con i materiali che si usano per i cantieri non è il massimo soprattutto ora che, nelle nostre zone, è freddo, nevica e gela.
Non si capisce come mai in zone della nostra provincia vengono edificate scuole prefabbricate in poco tempo quando in altre si hanno strutture provvisorie non adatte né ai diritti né ai tempi che corrono!
A Camerino la situazione è molto diversa, solo perché, per nostra fortuna, tutte le strutture scolastiche al di fuori del centro storico hanno retto e sono agibili. Nessuna scuola è in tenda, in tensostruttura o nei conteiner, hanno tutte edifici prefabbricati o in muratura. Ci sono sicuramente dei disagi ma la lungimiranza di chi ha assunto, negli anni, le decisioni ci hanno fatto guadagnare punti.
Il dopo terremoto è difficile da affrontare e per i bambini lo è di più. Gli adulti pensano, quasi sempre, che sia necessario proteggere i bambini da queste situazioni drammatiche sminuendo i fatti, minimizzando, spesso tacendo. Una mamma chiede se è giusto parlare con il figlio del terremoto, un’altra dice “A scuola hanno fatto la drammatizzazione del terremoto, ma è giusto?” All’inizio si fa fatica perfino a nominarlo il terremoto ma bisogna affrontare il tema per ricostruire, per rielaborare. Ma il passare del tempo, lo stare insieme, incontrarsi diventa importante.
Fin dai primi giorni i bambini parlano “Alla prima scossa stavo a vedere la partita con papà. Dopo il goal è arrivata la scossa. Mia mamma e mia sorella stavano di sopra. Quando è finita la scossa stavamo fuori. La prima scossa è stata piccola la seconda ha mosso anche il garage che è di ferro. Io ho avuto quasi paura. Al muretto vicino al campo avevamo visto una crepa lunga e profonda e mia sorella si è messa paura perché pensava che si tagliavano tutti i mattoni. Le scosse di notte sono quelle che fanno più paura. (bambino 5 anni).
Giocano al terremoto. E’ facile vederli avvicinarsi al tavolo o alla seggiola e farli tintinnare come se ci fosse il terremoto. Nei giochi di ruolo quando si fa finta di essere mamma, babbo ….. il terremoto è sempre presente. Per i bambini il gioco è sicuramente lo strumento che meglio sana le ferite che permette di riflettere, rielaborare.
I genitori raccontano che per i bambini è ora più difficile muoversi in completa libertà, anche per andare in bagno si cerca la compagnia. Nella casa i bambini stanno più vicini agli adulti.
Passate alcune settimane i bambini raccontano senza reticenza quello che è accaduto, cosa hanno provato, le loro emozioni quelle dei familiari, vengono fuori molte metafore: una bomba, delle descrizioni con parole e gesti, rumori, i più piccoli coniano nuove parole “ha rompato”
I bambini raccontano della loro casa, della precarietà, del fatto che si dorma in macchina, in roulotte, in camper. “Alla chiesa sono entrati tutti sassi ed è crollata anche la campana. A papà e mamma il rumore del fuoco gli sembrava il terremoto, io stavo vicino al fuoco e mi sono impaurito. (bambino di 5 anni)
Alla seconda scossa io ho pianto perché c’avevo paura. Mia sorella ha pianto tanto in macchina e abbiamo dormito in macchina. Abbiamo lasciato il criceto in casa poi lo abbiamo ripreso. (bambina di 5 anni)”
Non vivono con preoccupazione la presenza di tanti militari piuttosto come fonte di sicurezza, disponibilità e aiuto.
I giochi di costruzione e distruzione sono molto presenti. Si fanno case e si distruggono, si mettono in sicurezza. Si mettono in sicurezza le case ma è un po’ come mettere in sicurezza noi stessi. Compaiono parole più tecniche, agibile, inagibile, mettere in sicurezza, parole che non erano mai comparse prima, è un pò il frutto dei tempi.