“RICOSTRUZIONE POST-TERREMOTO AGOSTO/OTTOBRE 2016 ..”

Riceviamo e pubblichiamo il contributo: 

“Spett.le redazione,
Scrivo per segnalare una vicenda molto spiacevole che si sta verificando nel Comune di Camerino, a cui ho dato voce, nel resoconto allegato.

Ricostruzione post-terremoto agosto/ottobre 2016: a Camerino, consumo di suolo agricolo e spesa esorbitante di soldi pubblici per opere evitabili; studenti universitari di serie A e di serie B.

Può davvero lasciare indifferenti il fatto che l’Amministrazione Comunale di Camerino spenda spropositate somme di soldi pubblici, (quando ancora molti dei suoi abitanti non hanno una casa), per realizzare opere che, con una più attenta selezione delle aree Sae, potrebbero essere dimezzate o addirittura evitate?
Quale ragionevole e trasparente motivazione spinge il Sindaco a non dare la priorità ad un’area EDIFICABILE vicina al Campus, per la costruzione di alloggi provvisori per studenti, ma piuttosto preferire di consumare il suolo comunale accanendosi su di un’area AGRICOLA, che sarà stravolta con palificate, drenaggi, terre armate, sbancamenti, rilevati, asfalto, che la deturperanno irrispettosamente, modificandone per sempre l’uso originario?

Questi i fatti.
Lo scorso 29 agosto, mi viene notificata da parte del messo comunale l’Ordinanza n. 1365 del 28.08.2017, firmata dal Sindaco Gianluca Pasqui, per l’ occupazione d’urgenza del terreno agricolo che circonda la mia casa, allo scopo di allestire un campo container con potenziale di accoglienza per 250 studenti dell’Unicam (università di Camerino) oltre la mensa. Nell’Ordinanza, il Sindaco giustifica la scelta dell’area, perché “logisticamente ottimale” data la prossimità alle strutture universitarie esistenti e in corso di ampliamento a cui il nuovo insediamento sarà collegato per mezzo di un percorso protetto (marciapiede). L’ordinanza stabilisce inoltre che una volta finita l’emergenza abitativa i container e tutte le altre opere effettuate saranno rimosse e il terreno mi sarà restituito allo stato in cui oggi si trova. E lo stato in cui si trova oggi è quello di un campo che coltivo, situato intorno alla casa dove, proprio per questo motivo, ho scelto di abitare, individuato nelle planimetrie allegate con la dicitura “Area 13 – Camerino 2”.

Approfondisco la questione e vengo a conoscenza di quanto segue:
la Giunta comunale approva in data 10 marzo 2017 la delibera n.15, con cui individua delle possibili aree, numerate da 1 a 34, per l’installazione delle SAE (Soluzioni Abitative di Emergenza).
La delibera viene stranamente pubblicata sull’albo pretorio dopo oltre 5 mesi, in data 24 agosto.
Tra le 34 aree individuate, oltre all’area agricola di circa mq 23.500 che circonda la mia casa (area n.13 “Camerino2”), c’e’ anche un’area edificabile di circa mq 81.000 (area n.22 “Montagnano”) e un’altra area agricola (area n.19 “San Paolo2) , proprio adiacenti al Campus Universitario Unicam esistente e in corso di ampliamento.
Consultando lo studio di microzonazione sismica, commissionato dallo stesso Sindaco, scopro che nell’area che circonda la mia casa e’ presente una frana attiva, proprio dove hanno deciso di posizionare 5 blocchi di container per un volume complessivo di circa mc14.000. Si!
Proprio quattordicimila! Cioè ben oltre 20 volte superiore a quello massimo consentito dall’art. 7 del DM1444/68 per un suolo agricolo, che nel caso specifico sarebbe pari a mc 696).
La situazione non è chiara. Decido di rivolgermi ad un avvocato, il quale, esaminati i documenti in mio possesso, mi consiglia di presentare subito una diffida al Comune. E così faccio. Il 30 agosto, deposito la lettera di diffida a firma dell’avvocato, nella quale si preannuncia chiaramente il ricorso al TAR contro l‘ordinanza ricevuta e le delibere che l’hanno generata.
Il ricorso, con istanza cautelare, viene notificato sia al Comune che alla controparte il 29 settembre, con iscrizione a ruolo del 5 ottobre. In allegato al ricorso, presentiamo una ventina di documenti (planimetrie, foto aeree, estratti di piano regolare, ecc.) nel tentativo di far capire al giudice la gravità della situazione.
Nel frattempo, attraverso un accesso agli atti, acquisisco tutti i documenti che riguardano la questione. Da questi documenti apprendo notizie interessanti. Alcune riguardano l’operato della Protezione Civile, e precisamente: il 23 dicembre del 2016 i tecnici della Protezione Civile, su richiesta del Sindaco, fanno un sopralluogo per dare un parere circa la situazione geologica di alcune delle aree poi comprese nella delibera 15 suddetta. Tra queste c’e anche quella che circonda la mia casa (futura Sae 13) e l’area agricola adiacente al Campus (futura Sae 19). Con nota n.1748 del 11 gennaio 2017, i tecnici della protezione civile comunicano agli uffici comunali di competenza, che l’area di mia proprietà e’ interessata da movimenti di versante (frane) e che non può essere utilizzata per tutta l’estensione proposta dal Comune, ma solo per una “porzione notevolmente ristretta, confinata nella curva” e per di più nel rispetto di numerose prescrizioni. Quindi, valutando l’estensione dei blocchi, come proposti nel progetto
esecutivo, a chiunque risulterebbe evidente che non c’e’ abbastanza spazio per realizzarli tutti e 5 nell’ambito assentito dalla Protezione Civile.
L’altra area (futura Sae 19) viene dichiarata non idonea alle Sae.
In data 17 marzo 2017, su espressa richiesta dell’Amministrazione comunale di rivalutare il giudizio di idoneità comunicato nel gennaio scorso, i tecnici della Protezione Civile, ritornano sul posto. Ebbene, in data 20 marzo 2017, con nota n. 20512, la Protezione Civile rinnega il parere dato precedentemente, dichiarando l’area in questione (Sae n.13 ) interamente idonea con prescrizioni.
Mi chiedo: se il parere di idoneità dell’area, sebbene con prescrizioni, è stato trasmesso all’Amministrazione il 20 marzo, a seguito del secondo sopralluogo fatto il 17 marzo, come mai l’Amministrazione comunale nella delibera n.15/2017 approvata il 10 marzo, (cioè 7 giorni prima del secondo sopralluogo) considera per intero l’area n. 13 “Camerino 2” ?
E inoltre: quale approfondimento sul campo e’ stato fatto dai tecnici della Protezione Civile a supporto della modifica del parere precedentemente espresso con nota del 11 gennaio?
Nessuno! Ed è scritto nella nota stessa.
Quindi ne consegue che per uno strano e inspiegabile fenomeno, l’area che era stata considerata non idonea perché franosa, due mesi dopo acquisisce poteri di stabilità. Cos’e cambiato? Di sicuro i nominativi (tutti tranne1) dei tecnici inviati dalla Protezione Civile……
E ancora: se nella nota del 10 gennaio l’area futura Sae 19 viene considerata non idonea, perché l’Amministrazione la include ugualmente nella delibera n.15 del 10 marzo?
Forse l’Amministrazione prevede che si verificheranno anche sull’area 19 gli stessi inspiegabili fenomeni avvenuti sull’area 13?

Verifico, a questo punto, la distanza dell’area indicata dalla Protezione Civile, fino al Campus universitario: misura circa 650 metri (non è poi tanto vicino….. diciamo una bella passeggiata di salute!!!). Un marciapiede protetto, lungo 650 metri, di certo non è un’opera da pochi euro che potrebbe essere evitata, con notevole risparmio di denaro pubblico, semplicemente posizionando i container per studenti in una delle aree adiacenti al Campus.

Studio il progetto esecutivo del primo stralcio di lavori per l’allestimento dell’area su cui installare i container e noto che prevede molte e invasive opere consistenti in:
– una palificata composta da 168 pali di diametro 60cm e profondità 12 metri;
– trincee drenanti per centinaia di metri;
– terre armate per una superficie di mq 950 circa;
– circa 1600 mc di asfalto per la realizzazione dei piazzali su cui appoggiare i container.

Importo lavori previsto = € 2.300.000,00!!!! in cui NON sono compresi:

– sistema fognario dall’area allestita fino al depuratore (o altro sistema di trattamento);
– costi per la realizzazione di m 650 di marciapiede;
– noleggio dei container;
– indennizzo per l’occupazione dei terreni.

Leggo e rileggo molte volte, perché non credo ai miei occhi…….. ma ho capito bene?….Duemilionitrecentomila euro di opere per urbanizzare un suolo agricolo, che poi, a detta del Sindaco, dovranno essere rimosse????!!!!! E molte altre opere, le più importanti per consentire l’insediamento umano, non sono nemmeno comprese!!!!!! Qualcuno, tempo fa avrebbe detto: ”e io paaaaaago!!!”

Ma a questo punto mi chiedo:
– Ma perché se i tecnici competenti della Protezione Civile dicono che l’area indicata non va bene, il Sindaco, che li ha chiamati, dapprima non ne tiene conto, poi li richiama per fargli modificare il parere al fine di supportare la propria autorizzazione ad eseguire costosissime e deturpanti opere su un suolo agricolo, che probabilmente non saranno mai rimosse perché sarebbe altrettanto costoso farlo?
– Ma perché il Sindaco vuole spendere una somma esorbitante di denaro pubblico, quando potrebbe risparmiarne una buona parte (ad esempio non realizzando 650metri di marciapiede), scegliendo l’altra area da lui stesso considerata per le SAE, che è adiacente al Campus, dove le opere in corso per l’allestimento di nuovi alloggi definitivi per gli studenti sono notevolemte più contenute, con conseguenti minori costi (circa 1/3) rispetto quelle previste sul campo agricolo intorno alla mia casa?
– E in ultimo, ma se le opere sono considerate urgenti, come mai l’Amministrazione aspetta un anno per iniziarne l’iter realizzativo? Considerato che l’anno accademico e’ già iniziato, questi container sono veramente utili? A chi?

Ho provato a rispondere a queste domande indagando in diverse direzioni: sulla proprietà delle aree adiacenti al Campus, sulla regolarità amministrativa della sequenza di approvazione delle delibere. Le risposte trovate sono ai limiti dell’inverosimile. Un tecnico comunale, al quale ho chiesto spiegazioni circa la motivazione per cui la delibera 15 sia stata pubblicata solo 5 mesi dopo la sua approvazione, mi risponde senza alcun riserbo, che il 10 marzo “e’ stato solo preso il numero”, ma la delibera è stata scritta alcuni mesi dopo!!! Alla mia domanda se questo fosse
legittimo mi risponde altrettanto tranquillamente che “assolutamente no, ma questa è la prassi”!

Arriviamo al 25 ottobre, al TAR, alla prima udienza in Camera di Consiglio. Il Presidente dott. Maddalena Filippi, decide di accogliere, sebbene oltre i termini di legge, la documentazione prodotta dal legale del Comune. Bene. Si discute. Il mio avvocato ha prodotto – in tempo- la sua memoria ad ulteriore chiarimento delle mie ragioni di ricorso.
Il Presidente decide di rinviare il giudizio sull’istanza cautelare richiesta e fissa una nuova udienza per l’8 novembre, concedendo altri 10 giorni per la produzione di altre memorie.
Il legale del Comune, avv. Pierdominici Fabio, deposita una nuova memoria in cui dichiara che “non è vero che nell’area ci sono frane” – nonostante la nota n.1748 della Protezione Civile, dallo stesso avvocato prodotta nella precedente costituzione – (incredibile!!!) e ancora che non va bene accostare i container ai nuovi alloggi definitivi del Campus per “ragioni estetiche e funzionali”.

Ma cosa avrà voluto dire con “ragioni estetiche”? Forse che non è opportuno che gli studenti (di serie B) che alloggiano in umidi container con il bagno in un blocco esterno, vivano a fianco di altri studenti (di serie A) che alloggiano invece in comodi e confortevoli appartamenti, ciascuno con il proprio bagno in camera?

Arriva l’esito della mia istanza cautelare: il Presidente del Tar la rigetta, motivando in poche righe la decisione: nell’emergenza del terremoto, il Comune ha “ampia discrezionalità in sede di individuazione delle aree più adatte ad ospitare le strutture alloggiative di emergenza per gli studenti universitari” .

Mi chiedo: ma l’ampia discrezionalità, vale anche se l’individuazione delle aree viene effettuata nel dubbio della trasparenza, con palesi e documentate forzature sull’idoneita’ dei suoli, e soprattutto in evidente contrasto con le indicazioni espresse dell’Ordinanza del Capo del Dipartimento della Protezione Civile – Fabrizio Curcio n.394 del 19 settembre 2016? che all’art.3, comma 6, pag.7 recita: “…….A tal fine le Regioni definiscono, d’intesa con i Comuni
interessati, le necessarie procedure volte a consentire a questi ultimi di provvedere all’acquisizione delle aree idonee al patrimonio pubblico, ovvero alla relativa locazione, nel rispetto del principio di economicità e dell’esigenza di limitare le modifiche all’uso dei suoli nei territori interessati.” (Ordinanza 394/2016 tra l’altro citata in lungo e in largo in tutte le delibere comunali).

Perché l’Ecc.mo Presidente del Tar questo non lo considera?

Ma veramente la ricostruzione è solo un’opportunità per esercitare abuso di potere in deroga a tutto, anche alla trasparenza e al buon senso?

Sono un semplice cittadino, non ho poteri forti che mi potreggono le spalle.
Però, in coscienza, in un momento economico così critico, e ancor più per il territorio di Camerino in cui sono nato e in cui solo la mentalità improntata sul risparmio e la parsimonia, ci consente oggi di sopravvivere alle difficoltà generate dal terremoto, non mi sento di condividere lo sperpero del denaro pubblico, il nostro denaro. Per questo vi segnalo la vicenda che mi vede tristemente privato della mia terra, a causa di una opaca manovra politica, offuscata dal baluardo della “pubblica utilità” per la quale, paradossalmente, si dispone di sprecare denaro pubblico!
E per di più chi dovrebbe vigilare che ciò non avvenga, avalla il tutto defilandosi dietro un giudizio di “ampia discrezionalità”!
Sarei lieto, qualora riteniate la mia segnalazione meritevole di interesse, di mostrarvi tutti i documenti citati e molti altri dati e informazioni che faticosamente ho raccolto in questi mesi.
Intanto a chiarimento di quanto sopra descritto, allego due planimetrie riportanti lo stato dei luoghi attuale e quello futuro previsto. Vi ringrazio per l’attenzione.

 

Allegato 1

Planimetria 1: lo stato attuale dei luoghi

 

Allegato 2

Planimetria 2: lo stato dei luoghi in previsione con ipotesi alternative.

Contributo inviato dalla Sig.ra Susanna Catalano

Leggi il pdf: Consumo del suolo e spreco di denaro pubblico a Camerino