Riceviamo e pubblichiamo il contributo:
“Buonasera, sono originario di Camerino e ivi continuo a lavorare.
Il terremoto del 26 ottobre ha distrutto la mia casa, ed anche io, come tanti amici camerti, sono stato costretto alla residenza “forzata” sulla costa. Mi sono sistemato in un B&B da solo, avendo i figli sparsi per l’Italia, e dovendo comunque restare nei paraggi per la mia attività lavorativa.
Da ottobre una delle situazioni per me psicologicamente (pure fisicamente a un certo punto e economicamente) più pesanti è il fare avanti e indietro per lavoro: Porto San Giorgio – Camerino, Camerino – Porto San Giorgio.
Immaginate la mia gioia nell’ aver appreso tempo fa la possibilità, per noi sfollati, di riavvicinarci a casa, attraverso l’ospitalità di strutture più vicine a Camerino. Incomincio la trafila allora, e inizio a cercare.
Ma grande la mia delusione e il mio disappunto (riduttivo chiamarlo così) quando mi vedo chiudere la porta di molte strutture perché sono SOLO: in sostanza, sarà per sfortuna o non so che, dove chiedo hanno solo camere matrimoniali, e pare che per uno SOLO non sia possibile aprire le porte ….. allora io mi chiedo: non sono un avvocato e nella vita faccio tutt’altro, ma mi pare molto difficile che gli accordi con la protezione civile stiano a discriminare i “single” .. quindi: possibile che io, come altri si badi, ci si debba preoccupare di non trovare una sistemazione perché da soli? La soluzione per me e quelli nella mia condizione diventa mettersi insieme, fare richieste congiunte. Ma il principio resta. Può l’amministrazione intervenire con certi “furbetti” vigilando che l’unico requisito per l’accoglienza sia la qualità di “sfollato” e niente altro? Ci sentiamo abbandonati quaggiù.
Sfollati sì, presi per c…. no.
Luigi”